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Partito Popolare del Nord saremo in futuro al fianco dei Frontalieri del nostro Territorio nella difesa dei loro diritti e nella difesa degli interessi dei Comuni della fascia di frontiera
Comunicato stampa
La Manovra finanziaria varata dal Governo Italiano nel 2024 ha introdotto il nuovo contributo di compartecipazione al Sistema Sanitario Nazionale per i lavoratori frontalieri dei Comuni di confine che erano già tali tra il 31.12.18 ed il 17.7.2023, i cosiddetti vecchi frontalieri. Tale contributo dovrebbe aggirarsi intorno al 3-6% de reddito annuo e sino ad un massimo di circa 200 euro mensili. Il contributo sulla salute, così definito, è dunque in realtà una vera e propria tassazione.
Questo provvedimento economico giunge proprio dopo l’entrata in vigore di una legge il 17.7.23 risultato di una lunga trattativa fra lo Stato Italiano e la Confederazione Elvetica e giunta a definire un accordo relativo alla tassazione dei lavoratori frontalieri per evitare, come da normativa europea, le doppie imposizioni. La Svizzera secondo l’accordo tratterrà l’imposta ordinaria per i nuovi frontalieri (assunti dopo il 17.7.23) e continuerà a trattenere (come da prima della suddetta legge) l’imposta per i vecchi frontalieri versandone il 40% (i cosiddetti ristorni) all’Italia. Questo sino al 2034. Successivamente la Confederazione tratterrà anche questo 40%. I ristorni verranno sostituiti da un fondo nazionale per le Aree di confine (non è ancora ben chiaro come questo fondo verrà gestito).
Lo scopo del provvedimento finanziario di questa tassa sulla salute per i vecchi frontalieri potrebbe anche essere corretto in linea di principio ma le modalità sono completamente sbagliate e fuori luogo, ed appaiono agli occhi di tutti come misure volte a raggranellare finanziamenti anche contro la legislazione vigente.
Una eventuale contribuzione alla spesa sanitaria da parte dei vecchi frontalieri avrebbe dovuto essere discussa con Berna e con i Cantoni interessati ovviamente ben prima che l’accordo sulle doppie imposizioni venisse siglato individuando magari delle quote nei ristorni o nel fondo nazionale sostitutivo agli stessi per evitare l’applicazione della doppia tassazione stessa.
Le modalità stesse di riscossione della tassa della salute sembrano poi quasi improvvisate. Alla richiesta di dati alla Confederazione da parte di Regione Lombardia sui redditi dei vecchi frontalieri ovviamente i Cantoni interessati hanno risposto negativamente essendo questa richiesta contraria alla legislazione vigente (ma non conoscono le leggi in Regione Lombardia?).
Vistasi negare questa possibilità la Regione ha optato per una dichiarazione volontaria da parte dei vecchi frontalieri sperando di raccogliere qualcosa pur contro le normative attuali.
Se Regione Lombardia proseguirà nella richiesta (la tassa dovrebbe essere riscossa dal primo gennaio 2025) il provvedimento, essendo anticostituzionale, contro accordi internazionali e contro la normativa europea sulle doppie imposizioni, verrà sicuramente impugnato da Sindacati ed Associazioni dei frontalieri con ricorso alla Corte Costituzionale con spreco di tempo e risorse da parte di entrambe le parti ed andrà sicuramente incontro a cancellazione.
Ma Regione Lombardia, vista l’inadeguatezza a sostenere tali provvedimenti, non potrebbe impiegare meglio il suo tempo a gestire i fondi provenienti dai ristorni dei frontalieri?
Sappiamo che, per fare un esempio in campo sanitario, per la ristrutturazione del Polo Sanitario di Lavena Ponte Tresa sono stati stanziati nel 2020 circa 600 mila euro provenienti dai ristorni (su un totale di circa 950 mila euro) ma attualmente tutto è ovviamente bloccato. E potremmo fare molti altri esempi. A queste cose ormai siamo abituati purtroppo. Nelle Amministrazioni Pubbliche inefficienza ed incompetenza vanno allegramente a braccetto.
Come Partito Popolare del Nord saremo in futuro al fianco dei Frontalieri del nostro Territorio nella difesa dei loro diritti e nella difesa degli interessi dei Comuni della fascia di frontiera che, nei prossimi anni dovranno comunque gestire una sicura crisi amministrativa conseguente ai nuovi accordi fra Stato Italiano e Confederazione Elvetica.